Fausto Desalu - Dual Career - compressa

Fausto Desalu, studente-atleta "Dual Career" in Psicologia qui all'Università di Parma

In pista una lepre, sui libri una tartaruga: Fausto Desalu, vincitore dell’oro nella staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo 2020, sfreccia a due opposte velocità. Due come  la carriera che sta intraprendendo qui all’Università di Parma: quella di studente-atleta in Psicologia. Siamo riusciti ad intercettarlo proprio in occasione del convegno Dual Career del 6 novembre in Aula Magna.

«Che cosa si prova quando stai aspettando il testimone, consapevole che nulla dovrà andare storto per riuscire a portare a casa il risultato sperato?»

«Un po’ di ansia c’è, siamo esseri umani anche noi però in quel momento cerchi di non pensarci. Ci sono così tanti input a cui prestare attenzione che la caduta del testimone passa in secondo piano, nonostante il tremolio durante l’attesa. In quel momento pensi solo a correre il più veloce possibile»

«Che tecnica usi per concentrarti prima dello start?»

«Va un po’ ad esperienza, con il tempo impari a conoscerti. A me piace ad esempio isolarmi, ad altri atleti questo non aiuta: per non sentire la tensione giocano a briscola oppure a scala quaranta. Io mi isolo e ascolto la musica ma quando arrivi in pista sai già quello che devi fare, senti solo un brusio di fondo»

«Hai un genere musicale che ti aiuta in quel caso?»

«Ascolto rock, metal ma anche musica dei trailer cinematografici bella carica, da orchestra o musica da camera, mi gasa un sacco!»

«Dai, allora dacci qualche dritta!»

«Eh, nella mia playlist ci sono gli X-Ray Dog, i Brand X Music e i Two Steps from Hell, i più conosciuti tra quelli che ascolto maggiormente. Heart of Courage è un loro brano famosissimo che mi carica molto. Non chiedetemi di cantarla, ma se la cercate su YouTube direte ah è questa!»

«Come riesci a coniugare lo studio con la carriera sportiva e le tante ore di allenamento giornaliero che servono ai tuoi livelli? Ce lo hai accennato durante la conferenza, immagino che non sia facile…»

«No non lo è, ma per atleti come noi non è impossibile trovare un paio di ore da dedicare allo studio: io do il cento per cento al pomeriggio. Mi concentro bene per un paio d’ore dopo gli allenamenti mattutini e a volte di sera, se non sono esausto, faccio un ripasso veloce. Mi succede spesso la sera prima delle gare, per non pensare troppo al giorno successivo. Lo studio è la mia valvola di sfogo»

«Non avevamo mai pensato che lo studio potesse esserlo…»

«Se trovi la facoltà che ti appassiona lo fai volentieri. A volte gli allenamenti sono molto pesanti ed è più faticoso ma il tempo lo si trova. Ci potrai mettere più tempo ma la meta si raggiunge lo stesso. Tartaruga e lepre. La lepre si fa battere dalla tartaruga perchè pecca di presunzione. E’ così anche nel nostro percorso sportivo. Nonostante abbia iniziato a fare atletica a 13 anni, ho vinto le olimpiadi a 27, non è tutto immediato. Bisogna godersi il percorso, imparando da ogni momento, soprattutto dalle sconfitte: quest’anno percepisco una versione migliore di me stesso perchè ho imparato dagli errori dello scorso anno e non li ho ripetuti e l’anno prossimo sarò una versione ancora migliore, perchè dalle sfide della vita bisogna saper cogliere il meglio!».

  • Federica Davoli

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